Rivista trimestrale di scienze e storia

Editoriale

da | Dic 14, 2021

Brevi note su questo numero

L ’anno solare 2021 giunge al termine e resterà nella storia di Prometeo, fissandone un prima e un dopo. È stato un bivio cruciale, di grandi trasformazioni. Buone, cattive, così così? Non sta a noi dirlo. Mai come ora la parola è ai lettori, vecchi e nuovi.
Come direttore, posso solo rendere una testimonianza: la testata ha certamente rinvigorito la propria notorietà, generato interesse, suscitato offerte di collaborazione.
Non era scontato e ci conforta nelle scelte intraprese, che continuano con questo numero di dicembre. È stato pensato e realizzato per consolidare il nuovo corso della rivista. Presenta infatti una notevole ricchezza di spunti, attraverso temi di riconosciuto spessore come può essere la storia della luce e le evoluzioni astrofisiche in proposito, ma anche argomenti speciali come una raffinata
riflessione sul punto interrogativo a partire da Saul Steimberg, sul recupero del ladino come identità perduta, sulle possibili influenze islamiche della Commedia, sulle digressioni tra biologia e filosofia che definiscono uno dei cinque sensi, sul concetto di diversità come emerge dalla vicenda
accaduta nel Seicento in un ghetto ebraico italiano.
L’editoriale sul numero è classicamente un guaio. Si rischia di sottolineare troppo qualcosa e troppo poco o per niente qualcos’altro. Nel caso di Prometeo c’è da sempre l’imbarazzo della scelta, ma oggi che i servizi sono di fatto raddoppiati, ancora di più. Nella pagina a fianco c’è il sommario e già
da solo documenta la notevole pluralità dei contributi – plurali perché molteplici, ma anche perché fieramente eclettici. Noi non siamo, e non vogliamo essere, quel tipo di pubblicazione disciplinare che rende omogenei i contenuti. La ricchezza di Prometeo, la sua vera scintilla, è la libertà di chi ci
scrive: caratteristica che si riverbera in un layout articolato.
Il pezzo centrale del numero è a più mani e ha una virtus speciale: sa esporre, senza enfasi ideologiche, un tema certamente attuale come la questione climatica, annotandone allo stesso tempo quelle implicazioni che, come va di moda dire, sono intersezionali: passate e future, nella storia e nella geografia, con tutte le correlazioni del caso.
Sul numero c’è molto Novecento. Si parla di un delitto politico a Roma nel 1921, diramazione di una clamorosa vendetta internazionale; di un film epocale e spartiacque come “Il Sorpasso” (non è l’unico riferimento al cinema, anche le memorie di Ejzenštein sono splendidamente commentate);
e poi, grazie all’Archivio della Fondazione Feltrinelli, possiamo pubblicare le immagini della satira ai tempi di Giolitti. Ma abbiamo avuto cura a non tralasciare l’antichità: c’è anche Roma, nella ricostruzione di due eccellenti saggi, e c’è la mitografia greca con due tra le sue figure più archetipiche, Elena e Penelope.
L’iconografico del numero si affida alle magnifiche divine che Giovanni Boldini ha ritratto nella Belle Époque, ma anche a una Venezia insolita, senza stucchi e senza ori, come l’ha colta e dipinta un certo verismo.
Non mancano due novità (anzi, tre). Luisa Cifarelli e Raffaella Simili presenteranno ogni numero il profilo e le avventure di persone – soprattutto donne – che hanno dedicato la vita alla scienza, mentre d’ora in poi un supercompositore come Carlo Boccadoro ci parlerà di musica e musicisti, ambito culturale da sempre caro a questa testata. E infine Giuseppe Trautteur, il mago e decano della Scientifica Adelphi, ha scritto un racconto per Prometeo.
Buona lettura (e buon anno).


Gabriella Piroli